Rinvii e frizioni

tw.jpg

Nell’osservare il volume delle scartoffie che un ufficiale giudiziario dall’aria beota porta sottobraccio per le vie di Aurora, si direbbe che le procedure di sfratto non tendono a diminuire. Per lo meno è l’impressione che si potrebbe avere per i quartieri a nord di Torino, nonostante la statistica comunale dal 2015 segni una lieve flessione nelle procedure. Del resto dopo tutto il lavoro che hanno dovuto “svolgere” negli ultimi anni, a continuare a quel ritmo avrebbero svuotato interi isolati. Tuttavia, lasciando ai contabili della Sala Rossa dati e diagrammi, per ben due volte lunedì mattina dei picchetti sono riusciti a resistere allo sfratto, prima in via Cuneo e poi in corso Brescia.

Aspettando in via Cuneo davanti alla casa della sfrattanda alcuni condomini fanno capolino dal portone affrettandosi a iniziare la propria giornata. L’unico a fermarsi è stato l’amministratore per capire cosa stesse accadendo. Una volta capita la natura dell’assembramento, ha voluto raccontare storie e aneddoti che caratterizzano i rapporti tra condomini, su interessi e necessità che s’intersecano ed entrano anche in urto l’una con l’altro. Il curatore delle faccende della palazzina è un figuro improbabile, ha iniziato il mestiere cinque anni fa in maniera volontaria e negli ultimi tre anni riceve in cambio l’abbuono della propria parte di spese comune. Nonostante si sperimenti nel far quadrare conti e controversie, dalla sua prospettiva a parecchie faccende non riesce a trovare capo. Così come altrove nei quartieri popolari gli interessi di affittuari, morosi, inquilini-proprietari, insolventi del mutuo spesso sfrigolano. Chi non paga più le spese condominiali viene visto come un fardello, i motivi di tale difficoltà non vengono né chiesti né condivisi, sbarazzarsene al più presto vuol dire non rischiare di vedersi tagliare il riscaldamento. Dall’altra parte essere un moroso significa anche sentirsi indesiderato, forzato al transito senza nessun legame con il luogo, senza nessun motivo per stringere legami con i vicini, figurarsi per tutelarli. Capita che una perdita nella casa che sta per essere pignorata dalla banca allaghi l’appartamento sottostante e che chi la abita non investa in un lavoro idraulico sapendo che si è destinati ad andarsene e a trovarsi presto un altro alloggio. Ancora, e in un condominio ci sono dei debiti accumulati spesso Equitalia si rifà sui risparmi di chi ha ancora qualcosa da aggredire, ad esempio la pensione delle persone più anziane. È immaginabile che tra chi ha ancora qualcosa da perdere e chi non lo ha più s’incrocino sguardi torvi, che nelle rampe della scale dei condomini non si respiri un’aria tranquilla, che non ci sia una genuina convivenza.
Nonostante ciò il picchetto sotto la casa di via Cuneo era ben nutrito da gente che condivide lo stesso problema e altra che ritiene sia giusto lottare per non essere sbattuti in strada, e all’arrivo dell’ufficiale si è riusciti a strappare un rinvio fino alla fine di gennaio. Di buona lena il capannello si è sciolto, diretto verso il luogo del secondo sfratto in corso Brescia, dove ad aspettare c’erano già il delegato del custode immobiliare e il nuovo proprietario che si è aggiudicato la casa a un prezzo stracciato all’asta giudiziaria. Quando è giunto l’ufficiale un folto nugolo di gente si è messo a discutere e a contrattare a più non posso sulla data del rinvio. Il tira e molla è durato parecchio, molto probabilmente ragazzo che ha comprato casa la vorrebbe presto per poterci vivere lui stesso. Appare cristallina sotto la luce di tardo autunno un altrocontrasto intestino: gli interessi della gente che percorre le vie di questo quartiere sono stratificati e spesso divergenti.

Agli occhi di chi vuole spingere un conflitto di classe queste frizioni non sono esattamente di immediata decodificazione. Non tanto nel presente, il qui e ora è sempre fatto di posizioni precise e difficilmente si potrebbe stare dalla parte di chi sbatte qualcuno fuori di casa, ma in prospettiva chi dice che quel ragazzo con due soldi in tasca non possa avere un problema o un buon motivo per confliggere contro il suo datore di lavoro, contro l’azienda del gas o dell’elettricità che aumenta i costi dei servizi, contro il Comune o meglio la Città Metropolitana, per qualsivoglia motivo. L’intreccio più ampio delle complicità e dei contrasti tra persone “adiacenti” merita di sicuro un occhio di riguardo, sia mai che le intese s’intreccino, si moltiplichino, si allarghino.