A maggio, non le rose

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Sono anni ormai che tra maggio e giugno arrivano le forze dell’ordine all’Asilo occupato e nelle case di compagni e compagne per notificare misure cautelari e arresti. Certo, misure e custodie cautelari non vengono risparmiate neppure nel resto dell’anno ma — ahinoi — a sancire la tradizione pre-estiva ci tengono particolarmente.

Alle 6,30 h di stamane con una buona varietà di mezzi, tra camionette e autovetture, la polizia e i carabinieri (e i ROS) hanno fatto irruzione nell’ex scuola materna di via Alessandria, nell’occupazione di corso Giulio 45, in quella di via Borgo Dora 39 e in alcune abitazioni private per portarsi via Antonio, Giada, Antonio, Camille, Francisco e Fabiola. Alcuni compagni sono saliti subito sul tetto delle case occupate e lì son rimasti fino a operazioni terminate, nel mentre alla spicciolata complici e solidali hanno raggiunto corso Brescia per controllare la situazione e proferire qualche parola velenosa ai signori in divisa e in borghese.

Non essendoci altre misure oltre il carcere, non abbiamo potuto buttare un primo occhio alle carte tribunalizie e dovremo aspettare che siano inviate agli avvocati per vedere l’argomentazione accusatoria. Le testate locali parlano di un’operazione che si riferisce alla nottata tra il 25 e il 26 di febbraio. Da che scrivono, durante una serata benefit detenuti all’Asilo, un’autovettura dei carabinieri sarebbe stata circondata da una quindicina di persone, resesi così colpevoli di sequestro di persona, danneggiamento del mezzo, resistenza e minaccia a pubblico ufficiale. Accuse forti che, se dovessero essere confermate dalle carte d’ordinanza, ascriverebbero i comportamenti dei compagni incarcerati a un reato non proprio bagatellare come il sequestro di persona. Non che sia la prima volta, è stato usato come capo d’imputazione anche nella costruzione dell’ipotesti accusatoria della maxi-operazione del 3 giugno 2014, quella tesa a punire la lotta contro gli sfratti, di cui proprio in queste settimane si sta tenendo il processo. Si scriveva lì di sequestro di persona ai danni dell’ufficiale giudiziario.

Tuttavia, per ora, teniamo i piedi di piombo riguardo a come sia stato utilizzato in quest’ultima inchiesta.

La mattinata repressiva non si è comunque fermata agli arresti. Le forze dell’ordine oltre a portare via i sei compagni, hanno all’Asilo  danneggiato gli attrezzi da lavoro, spaccato vetri e porte e, anche se dev’essere verificato ancora con certezza assoluta, sequestrato i soldi della cassa benefit.

Ma la nota più interessante è quella delle perquisizioni, giustificate da un’altra inchiesta, come la prima condotta dal Pm Rinaudo: hanno portato via tutti i computer, hard disk, alcuni cellulari e cercavano bombolette spray e alcuni capi d’abbigliamento per l’identificazione di chi il 5 aprile ha imbrattato le sedi di Iaad e Lavazza. Non ce ne stupiamo, i nuovi padroni del quartiere esercitano in quattro e quattr’otto i lori interessi, quelli economici e quelli repressivi.

La mattinata è stata dunque lunga e dopo la perquisizione polizia e carabinieri si sono intrattenuti ulteriormente per permettere ad alcuni tecnici dell’Iren dell’Italgas  di controllare gli allacci dell’Asilo; l’operazione è infatti terminata solo quando l’approvvigionamento di gas è stato tagliato. Quest’azione ha ricevuto però una risposta immediata: compagni e complici hanno percorso alcune vie del quartiere fino ad arrivare in una sede dell’Italgas in corso Palermo per vergare con la vernice sulla facciata la loro infamia. Il piccolo corteo è passato poi vicino alla nuova sede dirigenziale della Lavazza intonando cori per la libertà, contro il colosso del caffè e il suo palazzo scintillante.

In una manciata di minuti cinque camionette sono arrivate a proteggere la struttura e ancora sono là.

Veloci, velocissime le forze dell’ordine ma non quanto le parole della sindaca pentastellata. Durante la mattina, quando ancora la polizia stava portando via i nostri compagni, Chiara Appendino si felicitava degli arresti e si congratulava con forze dell’ordine e, in special modo, con Rinaudo.

Se qualcuno aveva dei dubbi su cosa significhi governare una città, ecco la giusta risposta proprio dalla sua schifosa bocca.

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Sul finale rilanciamo un appuntamento per domani all’Asilo alle ore 19 h per parlarsi e organizzare una risposta a quest’ennesimo attacco. 

Riportiamo in aggiunta l’indirizzo del carcere torinese e i nomi dei tre compagni che sappiamo certamente essere detenuti lì, degli altri non conosciamo ancora la destinazione.

Scriviamo loro per incoraggiarli.

GIADA VOLPACCHIO – ANTONIO RIZZO –  FRANCISCO JAVIER ESTEBAN TOSINA

Casa Circondariale Lorusso e Cutugno, Via Maria Adelaide Aglietta, 35, 10149 Torino

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